📚 10 | I mesi delle donne
Questa libertà non è che l'inizio; la stanza è vostra, ma è ancora spoglia. VW, 1931.
Ciao,
cosa hai in programma per questo fine settimana? Io inizio andando a trovare le mie prozie, di cui ha 98 anni, e finisco con un pranzo di compleanno in famiglia, il primo da - credo - una decina di anni!
Questa infatti è la settimana di festeggiamenti per il mio compleanno! Dovevo andare a vedere la magnifica Hannah Gadsby a Milano ma dopo 2 anni che rimandano lo spettacolo, l’hanno cancellato definitivamente (tra l’altro era il regalo di compleanno per mia sorella di due anni fa, quindi ora devo fargliene anche un altro!).
Oggi è il 25 novembre e ti invio Matilda (con moltissima fatica nell’organizzazione delle tempistiche di scrittura, rilettura e registrazione) per dedicarla ai libri di donne. Il perché la giornata internazionale contro la violenza sulle donne ricorra il 25 novembre è raccontato benissimo in un libro per ragazze, Indomite, di Pénélope Bagieu (2 volumi, 30 biografie di donne illustrate e raccontate). Ne è stata tratta anche una mini serie che è disponibile su Rai Play. La puntata sulle sorelle Mirabal dura 3 minuti e mezzo. Guardatela (e prendete Indomite!).
Questa sarà una lunga puntata.
34 libri letti dell’ultimo mese (e 1 dello scorso anno)
A cura di Annalena Benini
Einaudi 2019
Comprato usato su Vinted
«Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3. In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale»
✊ «Grace Paley diceva: “Scrivere di donne è un atto politico”, perché significa prendersi cura di loro» ✊
Venti racconti, uno più bello dell’altro, tutti di scrittrici. Ci sono le classiche straniere, come Virginia Woolf, e le classiche italiane, come Elsa Morante; ci sono le contemporanee straniere, come Chimamanda Ngozi Adichie, e le contemporanee italiane, come Valeria Parrella. Più di un secolo di scritture di donne in cui l’elemento più sorprendente è riconoscersi in ogni storia. Ci si ritrova. Siamo tutte d’accordo che donna non è una definizione biologica ma un’entità politica e il libro ce lo dimostra: sono raccontate esperienze e emozioni che conosciamo. Una sensazione, quella del riconoscersi, che ho vissuto più volte questo mese, in cui mi trovo a intervistare donne su una storia da cui sono state escluse.
Un pomeriggio stavo scambiando messaggi con una mia amica, Anna, confrontandoci su relazioni e aspettative. Intanto stavo leggendo e avevo appena iniziato il racconto di Natalia Ginzburg sulla «cattiva abitudine [delle donne] di cascare ogni tanto in un pozzo» e allora le ho mandato una foto perché era proprio di quel pozzo che stavamo parlando:
🕳 «Le donne sono una stirpe disgraziata e infelice con tanti secoli di schiavitù sulle spalle e quello che devono fare è difendersi con le unghie e coi denti dalla loro malsana abitudine di cascare nel pozzo ogni tanto perché un essere libero non casca quasi mai nel pozzo e non pensa così sempre a se stesso ma si occupa di tutte le cose importanti e serie che ci sono al mondo e si occupa di se stesso soltanto per sforzarsi di essere ogni giorno più libero» 🕳
Una lode immensa va a Annalena Benini per il lavoro di curatela. Non solo per la scelta delle storie da inserire ma anche per il modo in cui, alla fine di ogni racconto, inquadra la scrittrice, le sue opere e il racconto stesso. Tutto nello spazio di due pagine. Dimostra lo studio, la ricerca e - appunto - la cura. Si può leggere la sua introduzione sul sito di Einaudi; si intitola Una festa bellissima.
🎈 «Ho immaginato anche io una festa, allora, un ricevimento con tutti questi personaggi e le loro creatrici che si muovono insieme, che finalmente possono incontrarsi, ballare, fiammeggiare: una società sovversiva di ragazze che si tengono vive le une con le altre, e indagano, ognuna con il proprio respiro e con la propria ironia, la solitudine, l’amicizia, il tradimento, il tormento per un uomo, l’autonomia interiore, la fatica coniugale, la delusione, l’invidia, i figli, l’amore, il divorzio, la speranza di qualcosa di meglio, la paura, la competizione, la vanità, il sesso, l’irresolutezza, la morte, e l’eterno attaccamento delle une con le altre» 🎈
Torno anche a fare pace con Margaret Atwood dopo la delusione di I testamenti. Il suo Fantasie di stupro l’ho riletto tre volte. In Edna O’Brien mi sono identificata e la sensazione dell’abisso che si spalanca, anche se tutto sembra perfetto, la conosco. Il racconto che più mi ha fatto pensare (e divertire) è Invidia di Kathryn Chetkovich:
🥼 «Questa è la storia di due scrittori. Vale a dire una storia di invidia. Ho incontrato quell’uomo in una residenza per artisti, e mi è piaciuto fin dal primo racconto che gli ho sentito fare […] Era di una bellezza timida, arrogante, portava in modo discreto ma spavaldo jeans neri e camicie bianche. E, come avrei presto scoperto, era in crisi. Probabilmente non a tutte le donne piace il genere, ma a me sì» 🥼
Quell’uomo è Jonathan Franzen e, spoiler, stanno ancora insieme. Qua si può leggere il racconto in inglese. Il libro mi ha fatto incuriosire a scrittrici che non ho mai letto, come Nora Ephron di cui recupererò Il collo mi fa impazzire, sull’invecchiare. Insomma, vorrei subito rileggerlo tutto.
Libri correlati:
Donne difficili, Roxane Gay [Einaudi 2019]
La pena e la penna, Elena Ferrante. In I margini e il dettato [E/O 2021]
Le visionarie, a cura di Ann & Jeff VanderMeer [Not 2018] - a proposito di libri da farsi regalare al compleanno!
La gentrificazione è inevitabile e altre bugie
di Leslie Kern
Treccani Libri 2022, traduzione dall’inglese di Elisa Dalgo
di Sarah Gainsforth
Effequ 2022
La città femminista (questo letto lo scorso anno)
di Leslie Kern
Treccani Libri 2021, traduzione dall’inglese di Natascia Pennacchietti
«Secondo il Rapporto Istat 2019 sulle donne vittime di omicidi, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, l’11,7%, dal partner precedente, nel 22,5% dei casi da un familiare e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.)»
🏡 «A tutti serve un posto in cui vivere. Purtroppo non esistono pratiche abitative etiche nel contesto del capitalismo, e di certo nemmeno nell’attuale panorama di colonialismo, spoliazione razzializzata e sfruttamento domestico legato al genere. E così tutti noi, in maniera diversa e con diverso accesso alle forme di potere, siamo intrappolati in un sistema che valorizza la casa soprattutto in quanto strumento economico» 🏡
Se leggi Matilda da un po’, saprai già che se c’è un tema che mi interessa, mi ci butto. E quindi eccomi qua con le questioni abitative.
Avevo conosciuto il lavoro di Leslie Kern con La città femminista: un libro letto esattamente un anno fa e di cui mi ero innamorata (ci avevo dedicato qualche tweet e ora mi pento di non averne scritto di più). Questo libro sulla gentrificazione non è scorrevole come il primo, l’ho trovato più difficile e in alcune parti più tecnico e meno divulgativo.
Il punto principale del libro è che la gentrificazione non è solo un problema di classe. C’è di mezzo la razza, il genere, i soldi, i gusti e pure il linguaggio. Ci sono dentro anche tanti esempi di città e quartieri gentrificati come anche alcune pratiche di resistenza (no, non sono replicabili in contesti diversi da dove sono nate).
Chissà con tutte queste disuguaglianze dove finiremo a abitare, se i servizi di cui abbiamo bisogno sono troppo poco cool per continuare a esistere o se verremo invasi da scuole di yoga e negozi bio (lo dice Leslie e io lo ripeto, eh :P). Un punto del libro, proprio in uno dei primi capitoli, è però molto chiaro: non è mai naturale il cambiamento di una città e dei suoi quartieri, ma è sempre un atto voluto. E quindi si può cambiare.
Le questioni di razza mi hanno fatto molto pensare alla città in cui vivo, Trieste, e al quartiere in cui risiedo, San Giacomo. Ho cercato e ho trovato che l’11,4% della popolazione residente a Trieste è straniera e, di questa, il 17,8% è originaria della Serbia (seguita da Romania, Kosovo, Croazia). Inoltre, qua risiede la più grande comunità di lingua slovena. Dove vivono queste persone? Sicuramente nel mio quartiere, che è nella prima striscia di periferia, un quartiere con una storia di operai portuali. Nel mio isolato ci sono un bar romeno, uno colombiano, un circolo ultras e un italianissimo buffet. E in mezzo la sede del PD dedicata a Ondina Peteani, la prima staffetta partigiana.
Le comunità straniere vivono anche in centro o nei quartieri bene? E quanto è diversa la comunità slovena dalle altre balcaniche? Ho anche pensato che questa presenza straniera del mio quartiere potrebbe trasformarsi nell’elemento di resistenza alla gentrificazione. [Qualcosa da imparare a rivendicare: chiediamo alle amministrazioni di avere dati aperti sui fenomeni cittadini].
🦠 «Secondo la studiosa di comunicazione Júlia Todolí, le metafore legate alle malattie vengono usate in ambito urbanistico per giustificare determinati tipi di interventi urbani rivolti alle comunità povere e appartenenti alla classe lavoratrice. In un caso di studio relativo a un progetto di riqualificazione nella città spagnola di Valencia, nei primi anni Duemila, Todolí ha riscontrato che architetti e progettisti utilizzavano espressioni quali “operazione”, “intervento chirurgico”, “sanificazione”, “amputazione”, “metastasi” o “uccidere il paziente”» 🦠
Il libro di Sarah Gainsforth invece mi è piaciuto perché affronta due questioni importanti: (1) che scelta assurda acquistare casa - non solo finanziariamente parlando e (2) dovremmo tornare a rivendicare il diritto alla casa. E lo fa ripercorrendo la storia dell’edilizia popolare in Europa e soprattutto in Italia. Mi ha molto appassionato quando spiega il momento in cui si passa dal pensare la casa popolare come un diritto che lo Stato deve garantire a ogni cittadino a un feticcio per poveri, uno spazio di cui aver paura, un posto degradato. Eppure eppure.
Credo sia interessante riflettere sulla dimensione della famiglia, sul famoso “nucleo famigliare”. Nel 2020, un terzo dei “nuclei famigliari” è rappresentato da persone singole. Eccomi qua! Eppure non ci sono politiche che pensano a noi, che non dividiamo le spese con altre persone. Sono anche arrivata a capire che la mia educazione mi impedisce di avere desideri di proprietà (poi parliamoci chiaro: comprare casa è un privilegio. Per quanto io voglia bene alla mia banca, riderebbero se chiedessi un mutuo - ciao, Veronika!).
🏕 «La casa è diventata uno strumento di perpetuazione delle disuguaglianze, che non è solo un problema generazionale»
🏕 «Anche etimologicamente, proprietà privata significa proprietà tolta, sottratta, non più disponibile per chi un tempo ne poteva godere»
E qua torniamo alla Città femminista, uno dei libri più belli letti nel 2021:
👯♀️ «Il corpo delle donne è ancora considerato come la fonte o il segnale dei problemi urbani» 👯♀️
Una bella matassa da srotolare è pretendere una città sicura per le donne e rifiutare, nello stesso tempo, l’ideologia della sicurezza attraverso telecamere e sorveglianza. Perché poi è solo ideologia e si trasforma in uno strumento contro persone e comunità già marginalizzate - come persone in transito o senza fissa dimora.
Ogni capitolo del libro è dedicato a un tema (la città delle mamme, delle amiche, delle single, delle proteste). Per esempio, parla del tributo psichico che ogni donna paga quando torna a casa da sola. Quando torno a casa di notte non ascolto musica, non metto le cuffiette. E scrivo un messaggio appena mi chiudo la porta di casa alle spalle. Per una triste storia, la mia safe zone è dopo la porta di casa e non basta il portone del condominio. Ah, signora mia, che bella la libertà!
Una parte del libro che mi aveva fatto pensare molto: quali strade vengono pulite per prime quando nevica? Quelle dei commerci o quelle per portare le bambine a scuola?
Insomma, molto dipende da come viviamo noi i nostri quartieri. Prendiamocene cura se non vogliamo che cambino. Per tornare a Leslie: «Parafrasando il filosofo del potere Michel Foucault non tutto è male, ma tutto è pericoloso».
Libri correlati:
Pop Economix, Davide Pascutti [Beccogiallo 2014]
Articoli correlati:
Diritto alla casa, dove sono i dati di genere?, Donata Columbro [La stampa 2022]
Newsletter correlate:
Senza Rossetto: Altre città possibili [Intervista a Leslie Kern], di Giulia Cuter e Giulia Perona
di Gabriela Wiener
La nuova frontiera 2022, traduzione dallo spagnolo di Elisa Tramontin
Comprato, per regalarlo a Fabio (ciao, Fabio!)
«Secondo le stime dell’Oim, circa l’80% delle donne nigeriane arrivate in Italia nel 2016 sono state verosimilmente vittime di trafficking per lo sfruttamento sessuale nel nostro paese o in altri paesi europei, e di violenze e stupri nei campi di raccolta in Libia e durante l’attraversamento del Mediterraneo»
Si inizia a Parigi: la protagonista si trova in un museo etnografico, in una sala che porta il suo stesso cognome. E si trova a osservare delle statuette, che la assomigliano. La sala è dedicata a Charles Wiener, pseudo-archeologo che ha quasi scoperto Machu Pichu, anche se è stato più un huaquero che ha portato in Europa oggetti appartenenti a altre civiltà e ha, forse senza saperlo, avviato una discendenza in Perù.
E così, il libro incomincia con una riflessione su cosa contengono i musei europei (che, strano, l’ho ritrovata in queste settimane anche in Pelle di Sergio del Molino) e sul corpo delle donne nere. Ci viene raccontato anche che Gabriela Wiener ora vive in Europa, a Madrid, ed è qui che ha scoperto di non essere bianca - attraverso lo sguardo e le parole degli altri.
Come quelle della madre della sua compagna, che la scambia per la domestica. E qui, si inserisce il discorso delle relazioni. Ha un compagno e una compagna e vivono tutti nella stessa casa. Non mi ricordo più come ci arriva (hey Fabio, mi controlli tu? :D) ma a un certo punto va a un laboratorio sulla decolonizzazione dei desideri, per donne latine. Ed è il momento più bello del libro, perché c’è la poesia e c’è il sesso con un’altra donna - nera e dalle forme simili alle sue. E poi ci parla dei suoi dubbi, ce li espone: cosa si fa in questa situazione? Come si vive una relazione poliamorosa? Come hanno scardinato il concetto di famiglia i suoi antenati?
Faccio prima a citare Paul B. Preciado: «Riuscite a immaginare un libro in cui ci sia spazio per un antenato europeo che ha rubato della ceramica peruviana, un bisnonno bastardo e sbiancato, il poliamore e le sue disillusioni, il lutto per la perdita di un padre, la famiglia eterosessuale e i suoi segreti indicibili, e i laboratori del sesso anticoloniale…?»
Testi di Gabriela Wiener che si possono recuperare in italiano:
La lotta è appena cominciata [Internazionale 2021]
Il parto naturale [Internazionale 2021]
Sono (o non sono) una femminista? [La27esima ora 2012]
I miei dati di lettura, disegnati malino (mi sono arresa: non saprò mai usare uno scanner)
Altri consigli veloci
Mi dispiace per Paolo Giordano perché ho letto il suo libro in questo mese che è giusto avere al femminile. Il suo ultimo lavoro, Tasmania, va letto. Quindi invece di dedicargli poche righe qua, ne parliamo meglio a dicembre (:
Ho trovato in biblioteca Lorna Mott torna a casa: bello! E che bello che la mia biblioteca stia acquistando un sacco di libri.
Ho guardato le serie Single Drunk Female (bah) e Wedding Season (yeeeeeah).
Inizio podcast e li abbandono subito. Me ne consigli qualcuno? Intanto, fidandomi di tutto quello che fa Natalie Norma Fella, ora inizio Linea Bianca sulla storia del confine di Gorizia.
Cose fatte questo mese
Ho ripreso ad ascoltare musica! 💃💿🎶
Ho iniziato le YASS! Masterclass e il mondo degli audio documentari è bel-lis-si-mo!
Il lavoro su donne e deistituzionalizzazione al Parco di San Giovanni di Trieste mi sta prendendo molto. Ma è un po’ quello che ho scritto anche sopra: affrontare la storia delle donne è prendersi cura di loro e questo comporta un lavoro emotivo in più. Bellissimo, ma faticoso. [L’altro giorno ho riso perché se inizio a digitare “dei…” sul telefono mi appare subito “deistituzionalizzazione”. Ho un telefono basaglianizzato]
Un sondaggio!
Premessa: la mia consigliera di fiducia si è già espressa e il suo voto vale 100. Unisco la lista dei libri più belli del 2022 a Matilda di dicembre o le tengo separate?
Sottofondo mentre scrivevo: soul
Promemoria
Ti ricordo che se vuoi bene ai libri e hai a cuore l’industria editoriale, non ordinare i libri su Amazon. Ci sono le biblioteche, le librerie (meglio se non di catena), gli scaffali delle librerie delle amiche e ci sono servizi come Bookdealer che riunisce tante librerie indipendenti. Prendiamoci cura dell’industria editoriale.
Per finire
Se hai commenti e suggerimenti, puoi scriverli qua. Ti leggo!
E se ti è piaciuta, condividi Matilda con chi vuoi!
Ci vediamo tra un mese e buone letture! 📚💌💘
ma io dov’ero? Perché non leggevo Matilda? Ci sono tanti di quegli spunti che ci metterò un po’ a recuperare, ma piano piano arrivo, promesso!