Arrivo al reparto parecchi compagni vengono lรญ volevano sentire comโรจ; io dico: - Volevano farmi uscire. Adesso la mia paura รจ che hanno individuato dove ci incontriamo, a casa di Pinuccia, volevano che andassi lร .
Allora, mi dicono, quando esci ci siamo anche noi, se portano via te devono portarci via anche noi.
Usciamo e fuori cโรจ niente, tutto tranquillo.
Io inforco la mia bicicletta, avevo tutti i compagni vicino, ma non cโera proprio niente dโinsolito.
Allora il primo telefono pubblico che trovo, di fronte al Tribunale dei minorenni cโera questo telefono, telefono a casa di Pinuccia.
E dico: - Pinuccia cosa c'รจ.
- T'ses ti taramot? - proprio in piemontese. - Ven subit, ven submit. E io sentendo quello pensavo ยซChe non abbia un mitra puntato, che non debba dire cosรญ con tutti?ยป
Allora dico: - Ma stai bene?
- Ma sรญ che sto bene! - Perchรฉ la nostra parola dโordine quando qualcosa andava male: Ma non sto bene -. Dice: Sรญ che sto bene, ma vieni subito, vieni subito!
Io inforco la bicicletta, perรฒ sono arrivata tardi lo stesso, perchรฉ era arrivato lโattuale senatore Pertini che era venuto apposta da Milano per vedere, un poโ per organizzare questa insurrezione. Io ero ancora scioccata da quei tedeschi che mi avevano fatto quelle ammonizioni... avevo paura... E quella signorina era una compagna che non mi ricordavo, perchรฉ la Fiat Mirafiori era grande.
Tutto questo equivoco spiega come era in quei tempi, che si viveva nel terrore, che si diffidava di tutti, si aveva paura di tutti.
Nei giorni dell'insurrezione al mattino del 25 aprile sono andata molto presto a casa di Pinuccia che mi ha consegnato una bandiera rossa, che adesso รจ al Museo della Resistenza, tutta stampigliata di volantini. Sarร stata venti per quarantacinque.
Sono entrata alle otto precise a Mirafiori. Cโera il Comitato di liberazione Sulotto, dottor Serra, Cerutti per i Dc, due ragazzi giovani e altri. Siamo andati dal professor Valletta a comunicare che prendevamo possesso della fabbrica. Filosoficamente ci ha consegnato le chiavi. Sulotto e Serra l'hanno fatto accompagnare a casa e noi ci siamo installati nellโufficio.
Il comando militare fu preso dal dottor Tarallo delle Gl. Poi abbiamo fatto unโispezione per vedere le armi che avevamo. Chi voleva andare a casa lโabbiamo lasciato andare. Molti sono rimasti. Armi ne avevamo pochissime, qualche fucile 91 con pochi proiettili e due o tre mitragliatrici, un cannoncino. Fu piazzato sopra il terrazzo, sopra lโufficio manodopera. Mentre venne piazzato ci fu il primo morto, Muratori, perchรฉ fuori, dei carri armati tedeschi e repubblichini avevano circondato. Vedendo che cโerano poche armi un giovane socialista, Giovanni Blandino volle uscire al crepuscolo per sorprendere il posto di blocco di Orbassano e disarmarlo. Fu visto e ucciso.
Allora i compagni durante la notte sono andati a ricuperare il corpo. Lโattesa divenne spasmodica; chi diceva che i partigiani erano a Moncalieri, chi diceva che erano a Alba; non si sapeva ancora niente. Il compagno Asinari riuscรญ ad andare con altri alla Lingotto a procurare cibo, che lร cโerano delle cucine e per tre giorni si mangiรฒ alici piccanti e biscotti, qualche mela.
Mio padre che era in mutua, scavalcรฒ il muro di cinta per essere a fianco dei compagni. Allโalba del 28 arrivarono i primi gruppi dei partigiani anche loro affamati. Asinari uscรญ di nuovo e riuscรญ a trovare del latte. Ci fu latte per tutti, freddo.
In quel tempo siamo sempre stati circondati; credevano che noi fossimo armati.
Le prime formazioni che arrivarono mi pare che fossero autonome; avevano il fazzoletto blu, venivano da Alba. Il 29 parecchi operai lasciarono la fabbrica. Lanza un compagno, mi ricordo era contento; ah, lโentusiasmo di quellโuomo e invece รจ morto il 30 aprile a Grugliasco.
Noi del Cln uscimmo solo per andare al corteo del 1ยบ maggio. Avevano installato un Tribunale con presidente il dottor Tarallo e gappisti e sappisti uscivano a prendere i delatori e venivano giudicati.
Ricordo uno di una sessantina di anni, coi capelli bianchi, aveva denunziato il figlio perchรฉ non era fascista come lui. Era un bastardo! Il Tribunale funzionรฒ fino all'arrivo degli alleati.
Dopo venne installato il Consiglio di gestione, che poi cโera Santhia.
Un ricordo doloroso del dopo guerra รจ quando sono andata a dare la notizia alla mamma Piol che era morto l'ultimo figlio: Alvaro.
La signorina Rubiolo non se la sentiva e mandรฒ me; me e uno che chiamavano il ยซcolonnelloยป.
Ah, mi ricordo, che arrivammo nel cortile che faceva caldo, cโerano le tende, non sapevamo a chi rivolgerci.
Cโera lรญ la figlia che era rimasta vedova nel '44. - Adesso come facciamo andarlo a dire a mia mamma?
Quando รจ arrivata la mamma mi son fatta coraggio. - Abbiamo una notizia da darle. Suo figlio Alvaro...
Allora lei ha capito.
Ho ancora la pelle d'oca dopo trentโanni, ho nell'orecchio un grido, un grido: - Alvaro, Alvaro!
Mi sono licenziata nel mese di agosto 1945; mio marito era tornato in luglio, cosรญ sono rimasta a casa.
Perรฒ ho continuato a dare lโattivitร nella sezione.
Nel novembre del โ45 sono stata a Parigi al Congresso internazionale delle donne antifasciste. Cโera Luisa Levi, Giuliana Nenni, la figlia di Romita, Rosetta Longo.
Ho continuato a dare attivitร femminile di partito.
Al 25 aprile alla scuola Ada Negri a Mirafiori o in altre scuole faccio la commemorazione oppure...
Ho avuto una bambina nel โ48 ma nel โ52 รจ stata presa dalla poliomelite; รจ poi morta nel 1963.
Comunque ho continuato a dare l'attivitร all'Udi anche; anche alla Camera del lavoro andavo qualche ora al giorno.
Ora partecipo al Consiglio regionale antifascista per le Brigate Matteotti. Sono sempre ficcata in qualche parte. Non si puรฒ, non si puรฒ stare fuori.
Fiorina Frizziero (Torino, 1920 - Susa, 2002), testo raccolto dentro Compagne. Testimonianza di partecipazione politica femminile, a cura di Bianca Guidetti Serra - nome di battaglia da partigiana: Nerina.