12 gennaio 1944. Giornata d'allarmi.
Ero appena tornata dal far la spesa (e dal metter frattanto manifestini vari nelle sporte delle donne sul mercato) quando ho ricevuto una strana telefonata da Ettore: dall'ufficio mi diceva che «la zia Ada stava male». È una frase convenzionale da cui ho capito che c'era qualcosa che non andava; e, senza pensarci tanto, mi son precipitata verso l'Eiar: ma non ho potuto arrivarci perché le strade intorno eran tutte sbarrate. Stavan facendo un «rastrellamento» (è la prima volta che sento questo termine): bloccano un gruppo d'isolati e perquisiscon le case a una a una, in cerca d'armi, di renitenti alla leva, di fuorilegge. Se lo fanno in via Fabro, stiamo freschi. Son corsa a casa, ho cacciato via tutti, ho cercato di nascondere alla meglio il materiale e la stampa.
8 marzo
È continuata la solita routine, se pur si può chiamare routine una vita così priva di metodicità e piena d'imprevisti: gente d'ogni genere, uomini e donne, giovani e vecchi, torinesi e forestieri, militari e politici, partigiani, sindacalisti, organizzatori.
24 marzo - 1 aprile 1944
A poca distanza dal Pomaretto, vedemmo, ferme sul ciglio della strada, un gruppo di donne, di cui una con un bimbo addormentato in una carrozzella. Capimmo, dal loro atteggiamento e dall'espressione del loro volto, che doveva essere in quel punto. E infatti, nel breve tratto di prato, fra la strada e la roccia della montagna, seminascosto da un mucchio di sassi, giaceva il partigiano ucciso.
No, non era Paolo, anche se non se ne scorgeva il viso, reclino. Ma non provai nessuna reazione di sollievo. Una pena insostenibile mi scosse tutta alla vista di quella giovane carne denudata e straziata, come se fosse stata la mia stessa carne, quella di mio figlio. Mai come in quel momento sentii quanto sia forte l'istintiva profonda solidarietà materna per cui ognuna sente come figlio suo ogni figlio d'ogni altra donna.
26 giugno-4 luglio 1944
Con le loro lagrime generose, quelle donne semplici m'avevano insegnato che c'è qualcosa di più profondo dei canoni della nostra giustizia.
7 marzo 1945
Nel pomeriggio, riunione straordinaria dei Gruppi di difesa. Domani è l'8 marzo, giornata che, sin dal 1910, un gruppo di donne pioniere scelse come «giornata internazionale della donna» e che dovrebbe corrispondere alla festa dei lavoratori del 1° maggio. Confesso che non ne avevo mai sentito parlare, ma l'idea di affermare con una data la volontà di pace delle donne mi pare ottima. S'è preparato un manifestino che domani faremo circolare nelle fabbriche, distribuiremo nelle buche, cercheremo di sparger sui mercati; e vedremo se si potran fare piccole riunioni qua e là . È pericoloso, ma senza dubbio utile in questo momento dare alle nostre donne la sensazione che non sono isolate. ma idealmente legate alle donne di tutti gli altri paesi del mondo, che lottano con lo stesso spirito e per gli stessi fini.
24 aprile 1945
È stato deciso che da dopodomani in poi io dovrò stabilirmi al Borello dove faranno capo le staffette di Pinella che provvederanno a mantenere i collegamenti tra i vari Comandi. Il compito di tali staffette sarà fondamentale perché in periodo insurrezionale le donne potran circolare assai piú facilmente degli uomini.
Giunta a casa diedi la notizia a Ettore e Paolo e anche alla fedele Espedita, che si mise subito a tinger di rosso panni e tendine, per farne delle bandiere. E quando vidi, appesa ad asciugare in cucina, uscita appena dalle mani di Ettore, la rossa bandiera di GL, piansi di commozione.
25 aprile 1945
Son corsa tutto il giorno come un'invasata, ma ho la sensazione - o l'illusione? - d’aver fatto tutto quello che dovevo.
Ognuna delle mie donne sa dove deve andare, con chi mettersi a contatto, che cosa fare. Quelle che hanno alla loro volta responsabilità organizzative o di gruppo han radunato oggi le loro adepte e nell'ultima riunione tenutasi questa sera in casa di Natalia m'han riferito i risultati. Pare che tutto vada bene. Non c'è quartiere, organizzazione in cui non abbiamo la nostra rappresentante. Uno sciame di ragazze munito di biciclette provvederà ai collegamenti; nel deprecato caso che i nemici facessero saltare i ponti sul Po, Mila Montalenti dispone d'una barca con cui attraversare il fiume: e cosi neanche l'Oltrepo rimarrà isolato.
Col valido aiuto di Espedita per la tintura, Ettore ha intanto preparato una quantità di bandiere GL di tutte le dimensioni. Per cura di Maria Daviso, una commessa dei magazzini Bianchi, nostra aderente, mi ha inoltre portato a casa un enorme pacco con bandiere e bandierine francesi, inglesi e americane. Mancan naturalmente quelle russe: ma la bandiera rossa non ha ormai un significato universale?
🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹🌹
Da Ada Gobetti, Diario partigiano [Einaudi 1956]. Leggi della sua vita sull’Enciclopedia delle donne.
Grazie Agnese 🧣✊