Ciao!
questa è Matilda che si è accorta, come agnese che la scrive, che l’estate è decisamente arrivata: il caldo, certo, ma anche mare scottature e quell’arietta frizzante che c’è nell’aria. Ciò che non è arrivata, mio malgrado, è la calma, anzi ogni mese mi accorgo che sono riuscita a aggiungere ulteriore caos, turbinii di emozioni, esperienze che non pensavo sarebbero accadute e spirali di pensieri da cui non si sa come uscirne se non spegnendo tutto (o chiedendo aiuto). Sono tornati anche i vestitini e ci tengo a precisarlo visto che qualcuno ha avuto la necessità di commentare un mio vestitino giallo a fiori e svolazzante come indumento messo apposta «per rimorchiare». Uomini, tappatevi quella bocca ogni tanto, o sparite almeno per la stagione estiva.
E per fortuna che è estate, che così i miei desideri di fuga li posso sfogare andando al mare. Almeno una cosa mi è chiara della mia vita: non posso pensare di andare a vivere in una città che non ha il mare a pochi minuti da casa. Il mare per fare i pisolini sotto al sole, il mare per stare ore distesa a leggere, il mare per fare gli aperitivi e il mare che è sempre perfetto come luogo per fare le chiacchiere e per districare i pensieri. Perché, secondo te, concilia così bene i dialoghi?
Il mare, soprattutto, per leggere. E così, anche se Matilda arriva in ritardo perché ci sono state troppe gite di mezzo, sarà una puntata divisa in due parti. Di libri ne ho letti un po’ e di ognuno ti vorrei raccontare qualcosa. Scusami per il ritardo, spero mi perdonerai.
Tra l’altro, hai libri LUNGHI da consigliarmi? A breve incomincio Biografia di X, ma l’estate è ancora lunga! Almeno altri 5 mesi!
di Rachel Aviv [from Us]
Iperborea 2024, traduzione dall’inglese di Claudia Durastanti
comprato dopo molti consigli; letto tra il pedocin e i filtri
in copertina: Florilegio di Chiara Diluviani [5 ⭐]
Credo di aver ritardato la scrittura di questa puntata proprio per non affrontare i pensieri che mi ha suscitato questo libro. Lo avevo adocchiato in libreria a febbraio ma non era periodo per i libri che parlano di malattie; poi però e una e due e tre persone del cui giudizio mi posso decisamente fidare mi ci ha fatto fiondare a comprarlo. E in effetti è un ottimo libro.
«Ci sono storie che ci salvano e storie che ci intrappolano, e nel mezzo di una malattia può essere molto difficile distinguerle l’una dall’altra». Rachel Aviv prova con questo libro a districare queste storie, partendo dalla sua e raccontandone altre. La sua è quella della più giovane persona negli Stati Uniti a aver ricevuto una diagnosi di anoressia e forse proprio qua va fatta una precisazione: non parla di malattie, parla di diagnosi di disturbi mentali. Che possono essere anche sbagliate, che esercitano un potere, che inquadrano ma non risolvono. Le diagnosi ci paiono un rifugio e, proprio per questo, dovremmo affrontarle con più attenzione e cautela.
«Dov’è finito Basaglia?», me lo sono chiesta dalla prima all’ultima pagina del libro perché la storia di Naomi parla di come la psichiatria sia usata come uno strumento di potere e di assoggetivazione verso persone povere e di comunità nere o anche perché la storia di Bapu racconta di come colonialismo e medicina siano andate a braccetto. Insomma, parla di quella psichiatria che sarebbe bello aver superato nel momento in cui abbiamo capito che parlare di salute mentale è più ampio, importante e politico. Accettare lo sguardo, i pensieri e le epistemologie (ops, sì, l’ho usato) delle altre è complicato, ma come tutto ciò che è complicato bisogna affrontarlo, non ridurlo o semplificarlo.
[Aggiungo qua una piccola parentesi: fino poco tempo fa (ma forse ancora oggi ma non lo so) il dipartimento di salute mentale di Trieste, quella città di confine in cui mi trovo a vivere, non aveva psichiatre di lingua slovena]
Purtroppo per me e per voi, la storia che più mi ha colpito è quella di Laura, che entra in una serie di prescrizioni a cascata: diagnosi a cui seguono farmaci a cui seguono effetti collaterali a cui seguono altre diagnosi a cui seguono altri farmaci.
💊 «In passato Laura aveva trovato conforto nell’arrendersi alla malattia. Aveva riallineato la sua vita, in maniera più o meno cosciente, perché esprimesse più puramente il modo in cui era stata classificata. Ma adesso si accorgeva che la storia che avrebbe dovuto spiegare la sua vita non offriva né la chiarezza né la guarigione promesse e si sentiva tradita» 💊
Mi è piaciuta forse perché rispetto a uomini, persone nere o persone di altri mondi mi sono immedesimata di più. O forse perché parla anche di temi che ho vissuto: la felicità nell’aumento dei dosaggi, la totale assenza di desiderio sessuale e la forza di volontà che serve nel momento della deprescrizione. Credo di averlo già detto di aver preso psicofarmaci e credo che vada anche ripetuto, perché avrei voluto persone con cui parlarne e da cui mi sarei voluta sentire capita.
🧘 «La salute mentale divenne sinonimo di un’assenza di sintomi più che di un ritorno alla persona di base, al suo stato d’animo o alla sua personalità prima e tra i periodi di crisi» 🧘
Rachel Aviv parte dunque dalla sua storia e attraverso un’indagine di perizie, cartelle cliniche, interviste e diari personali racconta anche quelle di altre persone che sono rimaste incastrate nei meandri della psichiatria. È un libro che fa arrabbiare in alcune parti e è un libro che ti tiene attaccata alle sue pagine, non perché tu abbia un finale da scoprire ma per le ingiustizie di cui racconta. La salute mentale è un diritto di tutte, questo vuol dire che è nostro diritto stare bene stare male stare meh e di essere curate capite ascoltate quando ne abbiamo bisogno. E, soprattutto, è nostro diritto sentire come stiamo e imparare a sentirlo.
La collana I corvi di Iperborea regala davvero delle chicche: teniamola d’occhio, perché per ora non mi ha mai deluso.
Una piccola curiosità: fino al 1999 in Giappone non esisteva la depressione. O meglio, non esisteva una parola per indicare un’emozione di tristezza e fragilità che fosse oltre quella che veniva considerata una normale condizione di vita. Solo che la parola arrivò non per caso insieme ai farmaci per curarla. La storia è molto più intricata e ti lascio un articolo che ne racconta.
Tre romanzi correlati:
Affamata, di Melissa Broder [NN 2023]
Svegliami a mezzanotte, di Fuani Marino [Einaudi 2019] uno dei libri più belli degli ultimi anni
La stanza dei pesci, Flora Tommaseo [collana180 2013]
di Lisa Iotti [from Italia]
il saggiatore 2020
preso in biblioteca, letto un po’ sul divano e un po’ al mare
in copertina: un lavoro di Alice Beniero [5 ⭐]
Questo libro mi ha guardato dallo scaffale degli ultimi acquisti della biblioteca per un po’ di mesi, prima di decidermi a acciuffarlo. Non so, mi pareva il solito saggio che demonizza la nostra vita social e non mi convinceva. L’ho letto e posso dirvi che fa peggio: la nostra vita digitale ci sta distruggendo il zervel e pure la postura. Metti subito giù quel telefono! Togli gli occhi dallo schermo!
Per esempio: quanto tempo riesci a stare senza aprire il telefono? Alle 22.03 di oggi, lunedì primo luglio, ho fatto 136 sblocchi del telefono - mi dice l’app Benessere digitale. Ho cancellato TikTok perché non riuscivo a regolarmi e almeno 3 app hanno impostato un limite giornaliero di tempo. Non ho mai la suoneria e sto imparando a togliere anche la vibrazione. Vorrei togliere tutte le notifiche sulla schermata di blocco. Insomma, se non voglio che il mio cellulare mi mangi devo mettere delle regole tra noi. Tu come stai messa, invece?
☎️ «Come aveva fatto lo smartphone a diventare una dipendenza così forte da allontanarmi non solo da quello che dovevo fare ma anche da quello che volevo fare? come era possibile che quello strumento fosse capace di distrarmi sempre e comunque, anche quando non avevo nessuna intenzione o bisogno di essere distratta? Di portarmi via da dove volevo a tutti i costi rimanere?» ☎️
Insomma, il libro parte dicendo le cose chiare e tonde: non siamo più capaci di fare attenzione a ciò che abbiamo non solo intorno ma pure davanti. Anzi, non siamo più capaci di distrarci dove distrarci vuol dire non fare nulla, guardare il soffitto, pensare a niente. Da non confondere con il temibile multitasking da cui dovremmo tutti scappare perché, verità delle verità, il multitasking non esiste - nemmeno per le macchine! Si tratta solo di fare le cose male e velocemente. E lo giuro, lo dice la scienza!
Lo dice la scienza perché l’autrice, da brava giornalista, per scrivere il libro ha preso, si è messa a studiare e ha viaggiato in lungo e in largo per andare nei laboratori dove si fanno gli esperimenti di neuroscienze proprio su questi temi. Per esempio, il professor Thierry Baccino del Laboratoire des usages en technologies d’information numériques dell’Università di Parigi 8 studia dal 2008 i comportamenti legati all’uso dei dispositivi digitali. La nostra autrice lo incontra e prova anche lei a sottoporsi a degli esperimenti di eye tracking.
📖 «Non c’è alcun termine nel lessico che oggi usiamo per indicare il modo in cui leggiamo sui nostri dispositivi che rimandi all’etimo della parola “leggere”: skimming, leggere superficialmente; skipping, saltare parti di testo; browsing, navigare; scrolling, il movimento con cui velocemente scorriamo la bacheca dei social o in generale tutto ciò che troviamo online» 📖
E quindi, cosa ci resta da fare? Ci dobbiamo arrendere al fatto che non sappiamo più stare attente, pensare in modo critico, ragionare, leggere e nemmeno stare dritte con la schiena? No, ci possiamo impegnare per rieducarci a tutto questo e a farlo proprio attraverso lo sguardo.
⌚ «Da qualche parte ho letto che le ore passano, sono i minuti che non passano mai» ⌚
Per esempio, la Tate di Londra ha promosso lo slow looking: «un invito a rallentare e a essere selettivi», provare a stare per dieci minuti davanti a un’opera, per riuscire a vederla davvero. Hai visto quanti cambiamenti, quante osservazioni, quanti colori? Prova a guardare qualcosa che ti circonda per cinque, dieci, quindici minuti, a metterti comoda, a fermarti e a osservare. Cambia tutto.
E, soprattutto, leggiamo su carta, perché davvero leggere su carta influisce sul nostro modo di pensare e di ragionare (lo sto forse dicendo in una newsletter che sto scrivendo e stai leggendo su un mezzo digitale? sì). Insomma, un libro interessante, a tratti spaventoso, ma utile per vivere il mondo digitale con più consapevolezza.
Tre video citati e correlati:
The Mind, Explained, con voce narrante di Emma Stone [2019]
Ted talk di Michael Merzenich sulla plasticità del cervello [2004]
Documentario The Knowledge, sul test dei tassisti di Londra che devono sapere a memoria tutte le strade della città [1979]. A riguardo (e spero che la citazione sia capita da tutte) sta per uscire un nuovo Paddington!!!!!!!!!!
di Oliver Sacks [from Us]
Adelphi 2015 [2002], traduzione dall’inglese di Maurizio Migliaccio
preso in biblioteca, cominciato a Zagabria, letto tra divano e treno, finito a Caorle
in copertina: ritratto di John Bristow [3 ⭐]
🌿 «Eccomi dunque in viaggio per Oaxaca, dove insieme ad altri appassionati di botanica trascorrerò una settimana alla ricerca di rare specie di felci, felice di lasciarmi alle spalle il freddo inverno newyorkese» 🌿
Il libro incomincia così e, visto che spiega tutto, lascio direttamente la parola all’autore. Si tratta del diario di un viaggio botanico, scandito per ognuna delle dieci giornate dell’itinerario. Non siete appassionate di felci? Forse non lo sarete nemmeno alla fine del libro, ma le guarderete con occhi diversi (o vi metterete a cercare su Google: viaggio felci messico).
Oliver ha preso appunti sul suo taccuino ogni giorno e, tornato a casa, li ha trasformati nel testo che andiamo a leggere. È onesto, in realtà, e all’inizio del libro ci dice anche che alcune parti più divulgative le ha aggiunte soltanto a casa… così le parti simpatiche sulla cioccolata e sull’albero della gomma sono aggiunte successive ma che aggiungono ulteriori elementi curiosi che spero ti spingeranno a leggerlo!
🌮 «Questo viaggio si sta rivelando molto più interessante di una semplice ricerca di felci. È un viaggio in un paese e una cultura diversi, molto diversi e, visto il modo in cui questi luoghi e questa gente sono impregnati dalle antiche tradizioni, è in un senso più profondo un vero e proprio viaggio nel tempo» 🌮
Insomma, si legge veloce, non impegna molto e ha quel lato curioso che tanto mi piace. Una lettura accomodante, perfetta per le giornate in cui i pensieri vorrebbero andare ovunque ma si fermano sulla carta, catturate da queste piante.
🛌 «Confesso di amare la felce aquilina anche per il carattere evocativo del suo nome. […] È una gioia per gli occhi, con la sua fronda solitaria di un verde chiaro, che spunta in primavera e si scurisce in seguito, coprendo talvolta intere colline assolate. Quando si trascorre la notte in tenda, è piacevole dormirci sopra, più che sulla paglia, perché è morbida e isolante al tempo stesso. […] Robbin la definisce la Lucrezia Borgia delle felci, perché riserva una serie di amare sorprese agli insetti che se ne nutrono. Le giovani fronde, appena punte da un insetto, secernono cianuro» 🛌
Tre felci correlate
Ho letto Juliette di Camille Jourdy e lo lancio verso Alice di
per ringraziarla di aver consigliato Tokyo Stories su Netflix (credo sia tu, o almeno io ho memorizzato che sei stata tu a suggerirlo!).Un libro (in inglese) su come fare femminismo dei dati e contare i femminicidi, via
.Articoli su quanto l’Ucraina sia stata distrutta; il lavoro delle bibliotecarie nere di Harlem per far conoscere autrici e creare comunità; in questa mia era di passione funghi la storia delle loro cercatrici.
Avevo lasciato un po’ da parte l’angolo newsletter: l’ultima puntata di
sul fatto che i croissant nascano dai kipfel (non so da dove mi venga questo orgoglio astroungarico); una delle ultime puntate di mi ha convinto a leggere Tangerin; della newsletter ormai non me ne perdo una puntata, ma pure non scherza! Per il resto: ho circa due settimane di newsletter arretrate da leggere!! 😶🌫️😶🌫️😶🌫️😶🌫️Il mese della musica: Liam Gallagher a Manchester, Viagra Boys Sleaford Mods, Gossip, Leatherette, Sprints e tanti altri a Zagreb. Il budget vacanze probabilmente è già finito ma se non lo guardo posso pensare ancora a qualcosina.
Grazie a Alessia per avermi ospitato nella sua newsletter,
, in cui ho raccontato del primo e unico giorno della mia vita con patente in cui ho preso una multa e fatto un incidente. Lo giuro, tutto in unico giorno. Ma anche di quanti viaggi ha fatto la mia auto.Ti ricordo che se vuoi bene ai libri e hai a cuore l’industria editoriale, non ordinare i libri su Amazon. Ci sono le biblioteche, le librerie (meglio se non di catena), gli scaffali delle librerie delle amiche e ci sono servizi come Bookdealer che riunisce tante librerie indipendenti. Prendiamoci cura dell’industria editoriale.
Se hai commenti e suggerimenti, scrivimi pure. Ti leggo!
E se ti è piaciuta, condividi Matilda con chi vuoi!
Ci vediamo tra un mese e buone letture! 📚💌💘
Ciao Agnese, grazie mille per la citazione, mi sorprende e mi rende molto felice! 💓
Ti consiglio qualche librone per il periodo estivo: Una vita come tante, 4321 ma anche La trilogia della frontiera - li ho amati tutti in modo diverso, ma più o meno con la stessa intensità :)
Ciao Agnese, ma che bella sorpresa e che onore sapere che leggi Invidiosa ❤️ a proposito di invidia, avrei tanto voluto beccare alcuni dei concerti che hai seguito a Zagabria (Fontaines D.C. su tutti)!
Per il mattone estivo, ti consiglio assolutamente “Lo Scialo” di Pratolini. Firenze tra la prima guerra mondiale e i primi anni del fascismo, ma dentro c’è di tutto: ironia, alcuni dei personaggi femminili più complessi della letteratura italiana (per me, almeno), una critica feroce della borghesia arrendevole, una quasi saga famigliare. Pratolini merita più amore, in sostanza ❤️