📚 11 | Da leggere prima delle feste
Il libro promesso lo scorso mese, un capolavoro e un ultimo che si legge veloce
Ciao!
qua agnese con l’ultima puntata dell’anno. La leggi o l’ascolti?
E soprattutto sei già iscritta?
Sei pronta a cominciare un nuovo anno di letture bellissime? Io lascio l’anno così:
leggo e scrivo di ciò che mi piace di più: le questioni di genere e la salute mentale. Ogni anno mi stupisco dei cambiamenti della mia vita, normale dirai tu, ma ti assicuro che come ribalto la mia vita ogni tot mesi poche altre persone. E non sono ancora finiti questi cambiamenti!
Prima di farmi travolgere di nuovo, ho scritto la lista dei buoni propositi per il 2023:
non lavorare più con i social
concludere i progetti personali che inizio (o almeno cercare di)
trovare ancora più tempo per scrivere
smettere di lavorare dopo le 21
tenermi un giorno a settimana completamente libero
I tuoi?
Iniziamo ora con i libri che, per qualche bellissima coincidenza, sono tutti un po’ collegati tra loro.
3 libri letti dell’ultimo mese
di Paolo Giordano
Einaudi 2022
Richiesto e ottenuto. Doverosa menzione a Nico per le chiacchiere sul libro, il suggerimento per l’attacco e l’avermi spinto a recensirlo
«Cioè, tu credi sul serio che di fronte alla possibilità di estinguerci ci comporteremmo in modo tanto diverso?»
In quello strano periodo che è stato il primo lockdown, mi sono dedicata alla coltivazione dei ceci. Ho messo a dimora dei ceci secchi in una bustina di tè, fino a quando non sono cresciute delle piccole radici. A quel punto li ho interrati e ho aspettato fino al giorno in cui sono spuntate delle foglioline che si sono trasformate in (più o meno) solide piantine.
Come puoi vedere da questo album di foto in alta qualità non è nemmeno la coltivazione più sorprendente. Ci sono stati anche dei pomodori e dei peperoni, tutto dal davanzale.
Per settimane mi sono dedicata con cura e accudimento allo stato di avanzamenti dei miei ceci. In quel periodo stavo anche leggendo Silvia Federici e le sue teorie marxiste sul salario e il lavoro domestico. Unendo i due fatti, è nato un racconto: Ceci contro il lavoro domestico.
Quel testo ho deciso di non andare a rileggerlo perché ne voglio mantenere un bel ricordo, ma te lo sto raccontando perché era la prova del corso di Trasformare la scienza in racconto che stavo seguendo per il Master in comunicazione della scienza della Sissa. L’insegnante era Paolo Giordano che ha inserito quelle lezioni nel suo ultimo libro, Tasmania.
Ho iniziato a leggere Tasmania il 28 ottobre alle 6 del pomeriggio. Ero al mare insieme a Dulcinea. È stato l’ultimo bagno della stagione! E leggere un libro che inizia parlando di cambiamento climatico in una situazione paradossale come il bagno in un tardo pomeriggio di fine ottobre in una città di mare del nord-est è perfetto.
L’ho letto subito in pochi giorni, poi per un mese ne ho parlato e poi l’ho riletto una seconda volta. E, come in un esercizio di stile alla Queneau, ne ho scritto anche altrove. Quindi parto dal dire che il libro mi è piaciuto, molto.
Mi è piaciuto per lo straniamento che crea leggerlo. Si entra nella vita di Paolo e si legge di ciò che gli accade: i suoi progetti, i suoi spostamenti e anche le sue infelicità. Tutto questo viene narrato insieme ai momenti che tutte noi abbiamo vissuto, dagli attentati in Europa al clima che fa quello che gli pare. E quindi sembra, a volte, di stare seduta sul divano con Paolo a fianco che ti racconta come sono andati i suoi ultimi anni e che cosa ha fatto. E tu sei lì che ascolti, in attesa di raccontargli cosa hai fatto tu. Ah sì? Io quando è accaduto l’attentato a Manchester invece stavo preparando un esame! Ma poi, sai, quel giorno invece…
Gli eventi che potrebbero determinare la fine della civiltà umana diventano quindi uno sfondo. Magari tra 70 anni un altro scrittore scriverà un libro simile, studiando ciò che accade nel mondo che viviamo. Ma nel mentre, e credo che lo vediamo tutte, la nostra vita e i nostri problemi quotidiani rimangono più importanti.
🌪 «Dopotutto le notizie dei cataclismi che si sommavano di continuo non incidevano molto sul nostro vivere, o almeno non incidevano sul mio e su quello delle persone che conoscevo. Ci si aspettava, anzi, che l’anno seguente sarebbe stato peggiore, quello dopo anche e così via» 🌪
È anche un libro che parla di nuvole che, per quanto siano simpatiche, non ci avevo mai prestato così tanta attenzione o dato importanza. Ho imparato che una giornata nuvolosa potrebbe salvarci da un attacco nucleare - anche di questo si parla.
È anche decisamente un libro che parla di paternità, perché c’è il figlio per cui ci si batte in tribunale, quello avuto dalla moglie in una relazione precedente e quello che «non ho intenzione di». E che rara cosa leggere di una paternità fragile ma dolce. E pure si legge un modo sincero di essere maschio e di non adattarsi ai ruoli imposti, arrivando a scappare. «E che senso aveva desiderare di diventare adulto una volta per tutte e al tempo stesso non smettere di invidiare la giovinezza?».
Una frase che mi ha fatto tanto sorridere: «Tu sei contrario allo spreco, lo capisco e lo rispetto. Ma io sono contraria all’infelicità».
✍ «Non che io pretenda di avere una conoscenza approfondita di lei, ha detto, come sa l’ho googlata giusto un attimo fa. Ma dal poco che ho intuito, lei sta attraversando una specie di… crisi. Possiamo chiamarla così? Nel frattempo lavora a un libro su dei fatti accaduti in Giappone settant’anni fa di cui non interessa più niente a nessuno. Sono curiosa: qual è il criterio con cui sceglie di cosa scrivere?» ✍
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La cerimonia di commemorazione delle vittime della bomba atomica a Hiroshima - 2022
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di Olivia Laing
Il Saggiatore 2022, traduzione dall’inglese di Alessandra Castellazzi
Da prenderla e leggerla, sempre. Dalla lista dei regali di compleanno dei genitori
🤝 «Il sogno di Reich, il sogno di Dworkin, il sogno di Nina: nessuno di questi mondi migliori si è ancora avverato. Nessuna repubblica di corpi privi di impedimenti, liberi di migrare tra stati, sganciati dalla gerarchia dalla forma. È impossibile sapere se si avvererà, ma se c’è qualcosa di cui sono certa è che
la libertà è un’impresa collettiva, una collaborazione costruita da molte mani nel corso di molti secoli,
un lavoro che ciascuna persona vivente può scegliere di intralciare o promuovere. Rifare il mondo è possibile. Quello che è impossibile è dare per scontato che ogni cambiamento sia permanente. Tutto può essere disfatto, ogni vittoria va riconquistata» 🤝
Leggere Olivia Laing ti stanca. Ti lascia frastornata. È come entrare in un turbine. E per questo continuerò a leggere qualsiasi cosa scriverà.
Non c’è una trama, non l’hanno i suoi libri. C’è un tema però e in questo caso è il corpo e la libertà, raccontato attraverso la figura (o meglio, con la scusa della figura) di Wilhelm Reich, uno psicanalista che unì Freud e Marx:
🛋 «I pazienti che visitava erano operai, contadini, casalinghe e disoccupati e le loro storie esponevano le misere lacune del modello psicoanalitico. I loro problemi non dipendevano dal complesso di Edipo o dall’aver assistito alla scena primaria. Queste persone lottavano contro la povertà, il sovraffollamento, lo sfruttamento lavorativo, lo sfinimento, l’ubriachezza, la violenza domestica, la prostituzione, l’incesto, lo stupro, le gravidanze premature, gli aborti illegali e le malattie veneree» 🛋
Questo tizio dopo questo ambulatorio di psicanalisi per persone povere, ne fece mille altre: girò le periferie di Vienna con un furgoncino equipaggiato a “clinica economico-sessuale”, organizzò il Sexpol, l’Associazione tedesca per una politica sessuale proletaria, e ispirò pure una canzone di Kate Bush. Purtroppo gli è capitato di essere ebreo, psicanalista e comunista in Germania nella prima metà nel Novecento e emigrò negli Stati Uniti.
La sua testa continuò a macinare pensieri e pensieri, senza limiti. Costruì un accumulatore orgonico, un dispositivo in grado di liberare il corpo dai mali, biologici e spirituali. I suoi libri e le sue teorie divennero così pericolose che, non solo i suoi libri vennero bruciati dai nazisti, ma fecero la stessa fine pure negli Stati Uniti: «Moltissimi libri sono stati messi al bando, prima e dopo, ma nella storia americana questo rimase l’unico rogo sancito legalmente». Ecco quanta paura può fare un corpo che si libera.
La biografia di Reich si unisce a quelle di Susan Sontag per parlare di cancro e di malattie, di Nina Simone e di Malcom X sul razzismo, di Andrea Dworkin con la lotta alla pornografia, di Ana Mendieta sulla violenza di genere e a quella di Olivia Laing stessa, con l’erboristeria e il riconoscersi come persona non binaria.
Olivia Laing studia tantissimo e raccoglie una quantità infinita di materiali, teorie e biografie. Solo lei riesce a collegare tutto. Sviscera veramente il tema da tutti i punti di vista. E ti fa sentire tutte le prigioni in cui mettiamo e mettono il nostro corpo.
Visto che il mio amore per Olivia non era abbastanza smisurato, parla anche di carcere e lo fa attraverso la psicoanalista Edith Jacobson, che venne incarcerata e scrisse un saggio su cosa fa l’istituzione al corpo (sì, tutto il libro è un Basaglia vibes per me).
✊ «Immaginate, per un momento, che cosa significhi abitare un corpo senza nessuna paura, senza bisogno di alcuna paura. Immaginate cosa potremmo fare. Immaginate soltanto il mondo che potremmo costruire» ✊
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Tiresia, Silvia Pelizzari [Emons 2022] - che potete anche votare come miglior podcast ai gay awards 2022
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Kurt Cobain nell’accumulatore orgonico
Lo studio di Freud con il divano rivestito da tappeto iraniano
di Jennifer Haigh
Bollati Boringhieri 2022, traduzione dall’inglese di Mariagiulia Castagnone
Capitato per caso tra le mie mani
Iniziamo con una polemica. Le prime 4 righe della bandella dicono: «Boston, 2015. Da parecchi anni ormai, Claudia fornisce assistenza psicologica alle pazienti di Mercy Street, una clinica ginecologica specializzata in contraccezione e aborti nel centro della città». Perché non bastano queste e devono esserci altre 36 righe che ti svelano parti della trama? Tra l’altro, non offre assistenza psicologica e secondo me non è nemmeno in centro.
Insomma, a Mercy Street si trova una clinica per abortire. Ogni giorno ci passano tantissime persone e altrettante chiamano Claudia, che dà loro informazioni.
🏥 «Quella mattina metà delle sedie erano occupate da coppie di donne che avrebbero potuto essere sorelle o compagne di stanza o madri e figlie; tra loro c’erano anche due coniugi indiani vestiti in modo molto formale, ognuno dei quali teneva gli occhi fissi sul cellulare. Un ragazzo e una ragazza, più o meno in età universitaria, sedevano spalla contro spalla tenendosi per mano. Indossavano delle felpe con il cappuccio e i pantaloni della tuta, come se fossero appena usciti dalla palestra» 🏥
Ci sono pure i manifestanti anti-abortisti fuori dalla porta. Non trovo più il punto esatto del libro, ma scrive che in un certo momento è cambiata la legge per cui i manifestanti non dovevano più tenere una distanza minima di qualche metro dall’entrata ma potevano piazzarsi davanti. E così fanno. E Jennifer Haigh ci racconta anche di loro. Di come si diventa degli stronzi bianchi misogini che diffondono idiozie: «L’aborto fa venire il cancro al seno». E di come si costruisce una rete anti-abortista online e quali sono le ragioni che spingono le persone a piazzarsi fuori da una clinica e a bloccare le donne che vogliono entrare.

Ma le storie più interessanti sono quelle delle donne che quell’uscio lo superano. Perché sono diverse tra loro, diversi i motivi, diversa l’educazione e diverso il loro stato di ricchezza e povertà. Ladan ha la storia più triste: ha 26 anni e arriva dal Sudan del Sud. Arriva alla clinica con 24 settimane e 3 giorni di gravidanza addosso. «La legge del Massachusetts è molto precisa. Per abortire bisogna farlo prima che siano passate ventiquattro settimane. Avevi qualche perplessità sul fatto di abortire?». No, aveva chiamato la prima clinica trovata dai risultati di Google e aveva risposto una clinica cristiana anti-abortista. Le hanno risposto che sarebbe stata messa in lista di attesa e richiamata. E poi è stato superato il tempo utile.
Siamo nel 2022 e il nostro diritto di abortire vacilla in diverse parti del mondo. Quindi sì, leggerlo forse è necessario. E se non sei convinta, allora leggi prima Olivia Laing!
Punto negativo: verso metà libro la trama inizia a essere un po’ confusa e ci si perde tra i vari personaggi. Punto positivo: c’è un finale che è un vero finale.
Illustrazioni correlate:
Charlotte Fu per la recensione del libro sul NY Times
Libri correlati:
Biglietto blu, Sophie Mackintosh [Einaudi 2021]
Il colore viola, Alice Walker [Sur 2019 - prima edizione 1982]
I miei dati di lettura, disegnati malino
Altri consigli veloci
Ho guardato Starstruck: che carino! Tipo Notting Hill al contrario, con lei disagina e lui attore timidino. Qua la versione 🏴☠️ in inglese con anche la seconda stagione, mentre su RaiPlay c’è solo la prima stagione, in italiano. Nelle vacanze, oltre ovviamente a Emily in Paris, mi guardo questa docuserie su Lotta continua.
E ho ascoltato Welcome to Provincetown: bello bello bello. È solo una mia impressione o il mondo dei podcast italiano è momentaneamente invaso da influencer? Che noia.
Ho letto e riso molto con Capannone n. 8 e ho pure imparato molte cose sulle galline.
Ti lascio poi liste di libri fa-vo-lo-se:
Una lista fatte di liste, dal blog di Valentina Aversano. Nel senso che è una lista di 20 “Per chi”, ognuna composta da 5 libri. Ho subito guardato: (1) Per la persona curiosa di tutto (2) Per chi vuole farsi rapire e portare altrove (3) Per chi non sa scegliere.
Libri legati al cibo, da Sfoglia - la newsletter di Francesca Romana De Bernardino. Bonus track la lista delle amiche di Sfoglia.
Cose fatte questo mese
Ho scritto un testo su una storia bellissima: quella dell’asilo nato all’interno del manicomio di Trieste, autogestito dalle madri. Erano gli anni ‘70 e c’era Basaglia e io provo tanta invidia.
Ho fatto svariate serate giochi e fondato la squadra Gelati di Lompo.
Un colloquio e mille chiamate.
Sottofondo mentre scrivevo: gorilazzzz
Promemoria
Ti ricordo che se vuoi bene ai libri e hai a cuore l’industria editoriale, non ordinare i libri su Amazon. Ci sono le biblioteche, le librerie (meglio se non di catena), gli scaffali delle librerie delle amiche e ci sono servizi come Bookdealer che riunisce tante librerie indipendenti. Prendiamoci cura dell’industria editoriale.
Per finire
Se hai commenti e suggerimenti, puoi scriverli qua. Ti leggo!
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Ci vediamo tra un mese qualche giorno con il riassunto dell’anno e buone letture! 📚💌💘