📚 02 | L’ho fatto, ho sventrato Infinite Jest
L'acquisto del Libro, cosa non ho letto e cosa ho letto a febbraio
Buon pomeriggio!
Come stai? Cosa leggi?
Io sono agnese, ho un brutto raffreddore e, appena ho un momento libero, leggo. Stavo leggendo gli ultimi dati Istat sulla lettura in Italia. Sai chi c’è sul podio di chi legge più di 12 libri l’anno? Chi ha tra i 65 e 74 anni. E al secondo posto chi ha dai 75 anni in su. Che ne dici di una puntata speciale di Matilda su questi dati?
Questo mese ho approfittato dei fantastici sconti Einaudi Stile Libero per prendere finalmente Infinite Jest. Per chi ha lo stomaco forte, questo è il libro dopo aver subito un’operazione chirurgica. Ho anche trovato questo articolo su cosa significhi tradurre un libro del genere: mi ha fatto pensare la frase sulla lettura di Wallace come un antidoto alla solitudine.
Questo mese non ho letto Dove sei, mondo bello solo perché la mia Rooney Fever è così alta che l’ho letto in inglese, appena uscito, così come i suoi due libri precedenti. Credo che Persone normali rimanga il mio preferito.
Un altra chicca appena tradotta in italiano è The Queer Art of Failure. Anche in questo caso, avevo già letto il libro in lingua originale, per la tesi di magistrale, ma te lo consiglio (avvertimento: solo se mastichi teoria).
🌈 «We will wander, improvise, fall short, and move in circles. We will lose our way, our cars, our agenda, and possibly our minds, but in losing we will find another way of making meaning in which, to return to the battered vw van of Little Miss Sushine, no one gets left behind»
🌈
Questo mese sono finita a leggere libri che parlavano di scrittura&precarietà. Com’è possibile che abbia scelto libri che parlano sempre di quello che sto vivendo? Li scelgo apposta o è una strana coincidenza? Con alcuni libri ho proprio detto no, non è possibile, non l’ho fatto ancora. Ho provato a chiedere a Google How we choose what to read neuroscience ma non mi ha dato una risposta. Tu come scegli cosa leggere?
3 libri letti dell’ultimo mese
di Jonathan Evison
SEM 2020, traduzione dall’inglese di Marta Salaroli
Comprato con un buono regalo di compleanno
L’arte topiaria consiste nel potare alberi e arbusti al fine di dare loro una forma geometrica, diversa da quella naturalmente assunta dalla pianta, per scopi ornamentali. Te lo sto dicendo perché il protagonista di questo libro, Mike Muñoz, è un esperto di arte topiaria. E vuole fare questo nella vita: gli piace, è bravo, ma trova solo persone che lo sfruttano. Un altro suo sogno, oltre a fare il giardiniere, è scrivere il Grande romanzo americano sul giardinaggio (libro che io leggerei subito subitissimo).
Questo libro mi ha stupito perché riesce nello spazio di qualche centinaio di pagine a toccare tantissimi temi: ci sono i pregiudizi razziali (Mike, il protagonista, viene spesso scelto perché “non sembra messicano”), c’è la disparità economica e quanto questa sia un privilegio nel progettare il proprio futuro, c’è la disabilità del fratello e la fatica del lavoro di cura e c’è l’omofobia dei genitori e degli amici che ti chiedi se sono davvero tali.
Veniamo accompagnati da Mike a esplorare un piccolo periodo della sua vita. Inizia quando decide di licenziarsi perché non vuole raccogliere la cacca del cane di un cliente: lui è lì per tagliare il prato. La sua famiglia, composta da una madre che fa un numero indefinito di lavori e da un fratello con una disabilità grave, non può permettersi che lui sia disoccupato. E inizia così questa commedia, tra mille difficoltà e rifiuti.
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«Forse stavo finalmente imparando a non accontentarmi di poco, anche quando sembrava molto»
✊
Il libro è uno dei testi censurati nelle scuole americane perché si parla di omosessualità e contiene ben 44 fucks e 42 shit. A riguardo l’autore ha detto:
«Lawn Boy was found to have contained “44 fucks, and 42 shits,” and I would argue that
not one of them was wasted
. Frankly, I would have put that number much higher. When your protagonist is a 23-year-old working class kid who is disillusioned with capitalism, racial assumptions, along with the deteriorating personal, political, and global events that seem to be conspiring against him,
there’s bound to be some shits and fucks if you’re writing anywhere near the modern-realist realm
»
Non posso che essere più che d’accordo. Ma al di là di questi motivi, c’è una bella riflessione da fare su quanto sia grande il potere della letteratura perché si è vietato di leggere un libro che parla di un ragazzo che scopre la propria sessualità e che scopre, piano piano, come esprimere i propri desideri e che affronta con gli amici e i famigliari questo argomento. [A riguardo, proprio ieri sera mi sono vista al cinema Una storia d’amore e di desiderio]. Insomma, un libro da leggere
E poi insomma, come Matilda, anche Mike trova rifugio in biblioteca e nei libri. E qua trova pure l’amore. Per la mia dichiarazione d’amore verso le biblioteche pubbliche, lascio la parola a Neil Gaiman, accompagnato dalle illustrazioni di Chris Riddell: Perché il nostro futuro dipende dalle biblioteche, dalla lettura e dai sogni ad occhi aperti.
Letture correlate:
Slumberland, Paul Beatty [Fazi 2008]
I gatti non hanno nome, Rita Indiana [NN 2016] (su richiesta, allego mia tesina del corso di Teoria della letteratura su questa autrice 🤩)
Podcast correlati:
Tiresia, Silvia Pelizzari [Emons 2022 - sta uscendo in questi giorni, ci sono solo 2 puntate]
Prima, Sara Poma [Chora 2021]
di Nava Ebrahimi
Keller 2022, traduzione dal tedesco di Angela Lorenzini
Preso in biblioteca perché (1) mi fido molto di Keller e (2) mi piaceva la copertina
16 parole che tessono la trama dei 16 capitoli: parole persiane che non sempre si possono tradurre, ma che prendono significato dagli affetti, dalle relazioni, dalle situazioni che ci vengono raccontate. E, alla fine, siamo anche noi lettrici abili a parlare - sì, lo sto per dire - con questo lessico famigliare.
La storia incomincia con il ritorno dalla Germania all’Iran della protagonista, Mona, per il funerale della nonna. Ci sono subito i ricordi e, poco dopo, relazioni che riaffiorano. La storia si sposta avanti e indietro nel tempo e nello spazio. Mona è ora una ghostwriter che vive a Colonia, ma un tempo è stata una giornalista che seguiva gli esteri, proprio nel suo Paese d’origine.
Il libro è una riflessione sulle radici e sullo spaesamento: una donna espatriata che è sempre una straniera in Germania e che lo è anche quando torna in Iran. Se tutta la storia si basa sulle donne della famiglia, il ritorno in Iran fa riaffiorare dei personaggi maschili: un amore non corrisposto, una storia «attraente e respingente come l’Iran» e un padre. Un padre che ha preferito perseguire le proprie idee di rivoluzione che dare affetto alla sua famiglia. Un padre che solo per delle regole sociali restringenti ha sposato una bambina.
Bonus: una bellissima scrittura, veramente aggraziata e delicata.
Questa frase qui mi ha attraversato il corazon:
✏ «è solo per questo che scrivi, per poter essere ovunque e in nessun posto»
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Letture correlate:
Leggere Lolita a Teheran, Azar Nafisi [Adelphi 2003] (questo è uno dei miei libri del cuore - anche se lo dirò di molti libri)
Persepolis, Marjane Satrapi [Rizzoli Lizard 2008]
Podcast correlati:
Lingua, Mariachiara Montera [Storytel 2019]
di Michele Gambino
Fandango 2018
Preso in biblioteca (la fortuna di vivere (1) a 40 passi da una biblioteca e (2) a Trieste, che di libri sui Balcani è piena)
In questo periodo cerco libri su guerre passate, credo che mi aiutino a pensare e a cercare di capire cosa sta accadendo. Questo libro parla di Sarajevo: la voce narrante è quella di un giornalista che parte dall’Italia, attraversa i Balcani e supera le linee serbe per entrare nella città assediata. Ad accompagnarlo c’è questo Amos Profeti, un mercenario, il cui passato rimane oscuro. Si alternano capitoli che raccontano del passato e quelli del presente, in cui i due si re-incontrano (abbastanza inutili e anche se corti, potevano essere ridotti ancora di più).
Leggendolo mi è venuto in mente che a pochi passi dal mio palazzo vive una persona che ha combattuto nei Balcani prima nella Legione straniera, poi come mercenario. Ci siamo visti in questi giorni, gli ho chiesto di raccontarmi quella parte della sua vita, ha iniziato dicendo: «Sono passati nemmeno vent’anni e non abbiamo imparato nulla». In questo articolo Leonardo Bianchi ha raccolto alcune storie degli italiani che in queste settimane (alcuni da anni) stanno combattendo in Ucraina.
Nel libro viene fuori un aspetto, quello dell’estetica della guerra. A un certo punto, nei pressi di Vukovar, Profeti porta il protagonista a vedere una fossa comune. Ci sono i cadaveri, ci sono le ferite, c’è il sangue non sempre rappreso, c’è un sottofondo di spari e di battaglie. E i loro occhi si illuminano. Gli occhi si illuminano anche quando si trovano sulle colline sopra Sarajevo e quello che si può identificare con Ramiz Delalić, il comandante Ćelo, si alza dalla trincea e inizia a sparare verso i serbi nei boschi.
La guerra può davvero affascinare? Il desiderio di combattere e di uccidere esiste davvero? E quanto tutto questo è una questione di genere? Sono settimane che me lo chiedo e questo libro me lo ha fatto chiedere ancora di più. Non voglio cadere nel «la guerra è femmina, però la fanno gli uomini», ma quanto di mascolinità ci sia nella guerra è una bella questione.
Io su questo tema una risposta non ce l’ho, ma su quanto guerra e patriarcato siano legati vi invito a leggere lo scambio tra Adriano Sofri a Lea Melandri.
Letture correlate:
Maschere per un massacro, Paolo Rumiz [Feltrinelli 1996]
Le Marlboro di Sarajevo, Miljenko Jergović [Bottega errante 2019]
Newsletter correlate:
BarBalcani, Federico Baccini. Bisogna arrivare fino alla fine per capire il perché di bar.
I miei dati di lettura, disegnati malino
Altri 3 libri letti, consigliati velocemente:
Queenie, Candice Carty-Williams [Einaudi 2021]
All’inizio non mi stava chissà quanto convincendo, ma alla fine mi ha fatto dire: okay dai. In modo molto genuino c’è un crollo, una richiesta di aiuto, l’importanza degli amici, della famiglia e soprattutto della terapia. Ah, e tanto sesso occasionale.
Appunti sul dolore, Chimamanda Ngozi Adichie [Einaudi 2021]
La morte di un padre, la lontananza dagli affetti familiari, una pandemia in corso. «Quella del dolore è una scuola crudele [...] Insegna quanto il dolore abbia a che fare con le parole, con il loro fallimento e con il nostro bisogno di trovarle». Obiettivo 2022: 1/10 di libri scritti da scrittrici africane.
Fatevi regine, Assunta Signorelli (a cura di) [Sensibili alle foglie 1996]
Più o meno introvabile, tanto che l’ho chiesto in prestito e mi è stato ben chiarito: «Riportamelo assolutamente». Necessario per la mia personale ricerca di voci femminili nella storia basagliana. Ma sapevo già che sarebbe stato amore.
Cose fatte questo mese
Per la ricerca di cui qua sopra, ho presentato il libro Contro tutti i muri di Annacarla Valeriano, appena pubblicato per Donzelli. Insieme a me e all’autrice, c’erano Giovanna Del Giudice, Alberta Basaglia e Valentina Botter. Avvertimento: la figura di Franca Ongaro Basaglia tornerà spesso tra noi. Qua il video dell’incontro.
Sottofondo mentre scrivevo
Promemoria
Ti ricordo che se vuoi bene ai libri e hai a cuore l’industria editoriale, non ordinare i libri su Amazon. Ci sono le biblioteche, le librerie (meglio se non di catena), gli scaffali delle librerie delle amiche e ci sono servizi come Bookdealer che riunisce tante librerie indipendenti. Prendiamoci cura dell’industria editoriale.
Per finire
Bhe, complimenti! Sei arrivata alla fine! Spero di non averti annoiata. Se hai commenti e suggerimenti per migliorare, puoi scriverli qua. Ti leggo!
Se ti va di raccontarmi cosa leggi, puoi rispondere a questa email!
Ci vediamo tra un mese e buone letture!
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